Il cammino del jobs act
Il disegno di legge sul Jobs Act giunge in Senato dove, con ogni probabilità, sarà modificato ma non stravolto. Il numero massimo di proroghe dei contratti a termine senza causale in un periodo di tre anni, per esempio, sarà ridotto dalle attuali otto. Lo stesso ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha del resto chiarito che non si tratta certo di un dogma.
Contestualmente, resterà invariato il limite di 36 mesi per i contratti a tempo determinato senza causale mentre c’è grande attesa, soprattutto da parte delle imprese e dei datori di lavoro, in merito alle sorti dell’apprendistato. Pare, infatti, che sarà introdotta una nuova formulazione della parte relativa alla formazione, eliminata in sede di decretazione. L’operazione, infatti, potrebbe aver reso la normativa contraddittoria con la disciplina europea. Addirittura, non è escluso il rischio di esporre l’Italia ad una procedura di infrazione.
Sembra, invece, che non sarà reintrodotto l’obbligo di stabilizzare il 30 per cento dei vecchi apprendisti (come prevedeva la legge Fornero) prima di poterne assumere di nuovi. In tal senso, lo stesso Poletti si era detto convinto di come sia difficile che esiti positivi possano scaturire da degli obblighi.