I beni da trasferire con il federalismo demaniale
Sono 2860 le domande di trasferimento di immobili inviate dagli enti locali già accolte dall’Agenzia del Demanio nell’ambito della ‘finestra’ del federalismo demaniale. Poco meno di 900 (893) invece le istanze respinte. E’ la fotografia scattata da Fpc elaborando i dati esaminati dal demanio, aggiornati al 3 aprile scorso. Un esame, questo delle 9367 domande già istruite dall’Agenzia, che dovrebbe concludersi entro il prossimo 15 aprile 2014.
Entrando nel dettaglio dei Comuni, risulta che in questa sessione del federalismo demaniale sono 694 i municipi ‘promossi’, ai quali l’Agenzia sta trasferendo 2747 beni immobili. I Comuni ‘bocciati’ sono invece 252, a cui corrispondono 823 beni che non potranno essere trasferiti.
Il maggior numero di amministrazioni comunali che hanno visto le loro richieste accolte dal demanio sono in Lombardia (193), Veneto (81) e Toscana (67); le prime due ospitano anche il maggior numero di municipi con le richieste respinte: Lombardia (81), Veneto (41), insieme con l’Emilia Romagna (34).
Il discorso muta leggermente se ci si riferisce ai beni in via di trasferimento: la maggior parte delle istanze (407) arriva dalla Lombardia, seguita dalla Campania e dal Veneto, la prima con 345, la seconda con 276. Sempre Lombardia (228), Veneto (217) ed Emilia Romagna (123) le regioni con il maggior numero di beni che non saranno trasferiti ai Comuni.
Tra le motivazioni, che hanno spinto l’Agenzia del Demanio a rigettare le richieste avanzate dagli enti locali, spicca l’appartenenza dei beni al demanio idrico (44,6 per cento dei casi); a quello pubblico (13,7 per cento) oppure perché non di proprietà (11,3 per cento).
Si ricorda che, ultimato l’esame preliminare delle domande da parte dell’Agenzia, per gli enti locali si aprono due ‘strade’ alternative per arrivare all’effettivo trasferimento degli immobili statali. In caso di parere positivo, alla richiesta inviata entro il 30 novembre gli enti hanno 30 giorni dalla risposta per contattare l’Agenzia del Demanio e farsi consegnare la documentazione sul bene richiesto. Si apre poi un periodo di 120 giorni per analizzarla e svolgere sia un sopralluogo che l’attività tecnica necessaria per comprendere le reali condizioni degli immobili da rilevare.
A tale proposito la FPC mette a disposizione dei suoi aderenti uno strumento - il Fondo rotativo per la regolarizzazione degli immobili - che anticipa per conto dei Comuni le spese da sostenere per la verifica e regolarizzazione. Sempre entro i 120 giorni il Consiglio Comunale deve confermare con delibera la richiesta di attribuzione e modificare il bilancio. Ultimo passaggio sarà il trasferimento dell’immobile, da completare – con provvedimento a cura dell’Agenzia del Demanio non soggetto a imposte e tasse - entro i successivi 90 giorni.
Se l’Agenzia del Demanio ha dato parere negativo al trasferimento, invece, l’ente locale ha la possibilità di chiedere il riesame entro 30 giorni dal ricevimento della risposta. Su questo aspetto, si sottolinea che è del tutto inefficace avviare il “riesame” se il diniego riguarda immobili che appartengono alle seguenti categorie (si tratta di beni non trasferibili ai sensi dell’art. 56 bis del ‘Dl del Fare’): demanio naturale (idrico e marittimo) e beni di proprietà non statale.
Si ricorda, inoltre, che esistono altre procedure normative che possono essere attivate: la sdemanializzazione, se il bene di cui si chiede il trasferimento appartiene al Demanio pubblico; e la procedura prevista dall’art. 5 comma 5 DLgs 85/2010 se il bene fa parte del Demanio storico artistico. Vi è anche la possibilità di attivare il riesame qualora l’ente locale riscontri incongruenze rispetto all’uso governativo dichiarato nella comunicazione ricevuta dall’Agenzia. Al riesame si dovrà allegare una documentazione approfondita che attesti le suddette incongruenze.