Le società pubbliche
La Corte dei Conti contesta duramente l’operato e le performance economiche delle società pubbliche, definendole, di fatto, le peggiori del tessuto produttivo italiano. Secondo la magistratura contabile, solamente un terzo delle aziende di matrice statale (o affini) ha, effettivamente, la propria attività nell’ambito dei servizi pubblici locali (33,86 per cento) mentre la stragrande maggioranza (66,14 per cento) è presente in quelle attività che si definiscono “strumentali”. La Corte fa, altresì, presente che ben 1.521 organismi che sono a “totale partecipazione pubblica” operano, di fatto, in affidamento e senza alcuna gara. Il che, non depone certo a favore – a detta della magistratura contabile – della coerenza e della effettiva capacità di verifica e rendicontazione degli enti locali.
Come se non bastasse, per quanto riguarda le erogazioni da parte degli enti proprietari nei confronti degli organismi partecipati, ovvero da parte di Comuni, Province e Regioni, spesso si ravvisano affidamenti privi della correlativa indicazione delle spese.
In definitiva, le società pubbliche al 100 per cento sarebbero quelle meno efficienti, con maggiori perdite, più sbilanciate verso il debito e meno in grado di usare le tecnologie laddove queste possano supplire all’impiego di risorse umane.