Le modifiche alla legge di stabilità

La manovra finanziaria contenuta nel ddl Stabilità per il 2015 presenta effetti molto gravosi per la tenuta dei bilanci dei Comuni, per il concorso di tagli di risorse rilevanti e dell’avvio della riforma della contabilità pubblica, che di per sé comporta importanti restrizioni nella gestione delle risorse comunali.
Le modifiche finora introdotte dalla Camera, frutto del primo confronto fra Anci e Governo – riportate di seguito - hanno attenuato  l’impatto della Stabilità sui bilanci dei Comuni.

Queste le modifiche approvate:
1)   Graduazione degli effetti della riforma della contabilità sui bilanci correnti:
-        progressiva imputazione in bilancio delle entrate di dubbia esigibilità: tra il 36 e il 100 % nell’arco  di un quinquennio;
-        maggior diluizione della copertura del riaccertamento dei residui: fino a trent’anni nei casi di maggiore impatto;
2)   Patto di stabilità:
-        forte riduzione dell’obiettivo nominale del Patto per il 2015, che permette di invertire la tendenza degli ultimi anni alla creazione di avanzi di cassa inutilizzati a discapito delle spese comunali, in particolare degli investimenti;
-        ampliamento dell’esclusione dai vincoli del Patto di stabilità per i comuni istituiti da fusioni;
-        definizione concertata di nuovi criteri di determinazione degli obiettivi ridotti del Patto di stabilità.
3)   Sostegno agli investimenti locali:
-        Innalzamento dei limiti delle percentuali per l’assunzione di mutui per investimenti pubblici locali e sostegno agli investimenti attraverso contributi  in conto interessi per un quinquennio;
-        possibilità di rinegoziare gran parte dei mutui esistenti a condizioni più favorevoli (e con allungamento dei termini fino a trent’anni);
-        possibilita’ di contrarre mutui con interessi a carico dello Stato
4)   Gestione dei tagli e della spesa corrente:
-        autonomia nelle modalità di applicazione dei tagli previsti dalla legge, senza ingerenze nelle decisioni organizzative e finanziarie degli enti;
-        utilizzo dei proventi da oneri di urbanizzazione per il finanziamento di spese per servizi;
-        mantenimento di una maggiore flessibilità nella gestione delle anticipazioni di cassa;
-        progressivo abbandono, già nel corso del 2015 dell’obbligo a sostenere le spese degli uffici giudiziari, che ha dato luogo a rilevanti oneri non rimborsati a carico dei comuni sede di tribunale

Sono inoltre attesi ampi interventi di semplificazione e snellimento di procedure, in coerenza con l’obiettivo di assicurare l’autonomia gestionale dei Comuni nell’ambito delle scelte generali di finanza pubblica dettate dalla legge. Su questo, come sul nuovo tributo immobiliare, attendiamo di riprendere il confronto con il Governo.

Cio’ che fino ad ora non è stato purtroppo possibile ottenere e’ una riduzione del taglio di risorse, che resta stabilito in circa 1,5 miliardi di euro (1,2 stabiliti con la Stabilità e circa 300 mln. derivanti da leggi precedenti). Si tratta di un taglio che Anci continua a ritenere eccessivo, anche in rapporto al rilevante contributo al risanamento della finanza pubblica che i Comuni hanno assicurato negli ultimi anni, come riconosciuto dall’Istat e dalla Banca d’Italia. Su questo argomento l’Anci continuerà a proporre correzioni, anche alla luce dell’emersione del reale effetto della nuova contabilità verificabile nei primi mesi del 2015.

L’auspicio e’ che l’obiettivo annunciato dal Governo di rivedere profondamente l’assetto dei tributi comunali possa portare, nei prossimi giorni, a delineare in modo condiviso un sistema più semplice ed equo, in un quadro di vera autonomia fiscale. (com/ef) - www.anci.it

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