Smart working e orario settimanale
About smart working, orario settimanale e gioventù
Pubblicato il 30 Ottobre 2024 da Gianluca Bertagna
Riporto il mio Editoriale apparso sull’ultimo numero di Personale News.
L’argomento è complicato. Troppo per trovare un approfondimento esaustivo in un editoriale. Ma due o tre cose mi sento di dirle.
La premessa è semplice: nella legge di bilancio non ci sono soldi per finanziare gli incrementi contrattuali del pubblico impiego o, quantomeno, di stanziare delle somme “decenti”.
Quindi, il grido è ormai noto: i giovani non sono attratti dalla pubblica amministrazione e le menti intelligenti fuggono da un impiego nel nostro mondo.
Senza soldi ci hanno provato con lo smart working di cui su queste pagine più e più volte ne abbiamo parlato.
Insomma. Sembra che non basti più l’attrattività del maggior lavoro agile. Infatti, è arrivata un’altra notiziona: “Statali, settimana lavorativa di quattro giorni per rendere la Pa attrattiva ai giovani”[1]. È quello che viene ipotizzato e richiesto nell’articolo che se, avrete voglia, leggerete per intero. Ispirandosi al mondo privato delle banche – ci viene detto – la settimana corta sarebbe un buon motivo per incentivare i giovani a venire o rimanere nella pubblica amministrazione.
Ho tanti pensieri per la testa, ma mi limito a condividerne due con voi.
Il primo è una parola. Questa: sacrificio. A me pare che ci siano già abbastanza giovani in giro che, intelligenti o meno, non abbiano voglia di fare niente. Colpa del COVID-19, colpa nostra che abbiamo creato un mondo più benestante, colpa dell’assenza profonda della scuola. Colpa di qualsiasi cosa, ma vogliamo andare avanti così?! Può essere mai sempre la soluzione quella di “andare incontro” con proposte di comodo? L’idea di alzarsi ogni mattina e affrontare la vita con un po’ di ruvidezza proprio non riusciamo più a trasmetterla ai nostri figli… la fatica intendo. La fatica di fare qualcosa, di sacrificarsi un po’ per avere un risultato. Guai! Non sia mai. State fermi, immobili. Vi prepariamo tutto noi. Adesso anche vi faremo lavorare un giorno di meno. A me pare che qualcosa si stia perdendo. Saranno sicuramente giovani intelligenti (avrei qualcosa da dire anche sulle lauree triennali che ci sono in giro…), ma sono molli, senza spirito, senza iniziativa. Va bene così. Andiamo avanti così. Ancora a dare tutto noi a loro. Imbocchiamoli, sono lì sul seggiolone. Intelligentissimi.
Due. OK, i soldi per i CCNL non ci sono. Ma è davvero così? Mancano soldi dappertutto. Nella scuola, nella sanità, per le pensioni (!?) e appunto per i dipendenti pubblici. Ancora una volta ci si nasconde dietro a questo. I soldi mancheranno sempre se non si mette mano ad un cambiamento strutturale. Rimango nella pubblica amministrazione. Anziché continuare a parlare del perché vanno male i concorsi o di puntare sempre il dito sul fatto che non si fa performance, bisogna rifondare qualcosa, da zero. Cambiamenti radicali. Primo: riducete tutti questi adempimenti inutili! Non se ne può più, davvero. E poi, per quanto riguarda i comuni (la dimensione che più conosco): vogliamo davvero fare qualcosa di aggregativo? Vogliamo, pur mantenendo le sacre elezioni sotto ogni campanile, creare strutture organizzative e gestionali? Io sono convinto – lo sono davvero – che se invece di avere tre responsabili di settore finanziario ne avessimo uno solo per una struttura più grande ci sarebbe un risparmio di spesa, si potrebbe pagare di più il manager e la professionalità non scapperebbe dalla pubblica amministrazione.
E ho detto una cosa, sola. Ne avrei a decine in testa. Ho detto questa solo come esempio di qualcosa di strutturale su cui lavorare. Non nell’improvvisazione. E poi, quando dopo aver messo quattro giorni lavorativi, i giovani continueranno a scappare dalla pubblica amministrazione, che facciamo? Portiamo i giorni lavorativi a tre? Uno in presenza e due in smart working? Io spero che si stia scherzando. E la cosa grave è che sono preoccupato più per la prima questione – quella del sacrificio – che per la seconda.