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L'armonizzazione in Sicilia

armonizzazione3Con la deliberazione del 22 aprile 2015, la Corte dei conti, Sezione regionale di controllo della Sicilia, con Presidente il dottor Maurizio Graffeo (tra le altre componente del Comitato Scientifico dell’Asfel) ha risposto alla richiesta di parere in tema di armonizzazione contabile, al fine di pervenire a una corretta rappresentazione dei fatti gestionali.

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Adottato il decreto sugli enti locali

renzi3Il Consiglio dei Ministri, su proposta dei Ministri dell’economia e finanze Pietro Carlo Padoan e dell’interno Angelino Alfano, ha approvato un decreto legge recante misure urgenti in materia di enti territoriali. Nello specifico il testo prevede:

Patto di stabilità interno: sono previste norme che allentano i vincoli consentendo a Comuni, Province e Città metropolitane margini maggiori per investimenti volti alla cura del territorio e all’erogazione dei servizi. In particolare, vengono rideterminati gli obiettivi del patto di stabilità interno dei Comuni per gli anni 2015-2018 concedendo agli enti un maggiore contributo di 100 milioni di euro (in termini di spazi finanziari) l’anno così suddiviso: 10 milioni per eventi calamitosi e messa in sicurezza del territorio; 40 milioni per la messa in sicurezza degli edifici scolastici e per interventi di bonifica dei siti contaminati dall’amianto; 30 milioni per l’esercizio della funzione di ente capofila nel caso di gestione associata di alcune funzioni; 20 milioni per le spese per sentenze passate in giudicato a seguito di contenziosi connessi a cedimenti strutturali e procedure di esprorio. Le norme non comportano maggiori oneri la finanza pubblica perché resta invariato l’obietto complessivo del patto di stabilità dei Comuni fissato dalla legge di stabilità.

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La rendita catastale

catasto1La determinazione della rendita catastale dei fabbricati a destinazione speciale, in una di approfondimento dell’Ifel.

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Gli aumenti delle tasse locali

In venti anni le tasse locali sono aumentate ma non per iniziativa delle amministrazioni locali ma per scelte operate a livello di governo centrale. E' quanto ha sottolineato la Corte dei conti nel Rapporto 2015 sulla finanza pubblica.
“Le misure adottate delineano un contributo alla crescita delle entrate da parte delle amministrazioni territoriali, la cui quota su quelle dell’intera Pa risulta quasi raddoppiata in vent'anni, dall'11,4% del 1995 al 21,9% del 2014. Ma ciò - ha precisato la magistratura contabile - è stato frutto di scelte operate a livello di governo centrale, piuttosto che espressione dell'autonomia impositiva degli enti decentrati”.

La Corte dei Conti ha inoltre messo in evidenza il fatto che "i processi di decentralizzazione e di spostamento degli enti territoriali da un meccanismo di finanza derivata all'autonomia finanziaria devono ancora trovare la loro piena realizzazione”. Sul fronte delle tasse locali la magistratura contabile ha sottolineato che "in Italia continuano a costituire, oggi come al principio del processo di riforma, circa il 20% delle entrate pubbliche totali (al netto del settore previdenziale e assistenziale)". Inoltre, ha aggiunto la Corte, “come nel 2001, ancora nel 2012, le autonomie locali in Italia incassavano meno di 50 centesimi per ogni euro speso. È vero - ha sottolineato - che il rapporto è lievemente aumentato fra inizio e fine periodo, ma con oscillazioni che non lasciano emergere una chiara linea di tendenza”. (com/ef) - da www.anci.it

Il rapporto sulla finanza pubblica

Ancora una volta, anche per il 2014, il Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica predisposto dalla Corte dei Conti evidenzia come il contributo dei Comuni sia stato fondamentale per il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica. Il comparto è in avanzo significativo e ha dato un contributo di 1,7 mld maggiore del previsto". E' quanto dichiara il presidente dell'Anci, Piero Fassino, commentando il Rapporto 2015 sulla finanza pubblica presentato oggi a Roma dalla Corte dei Conti.
"La spesa complessiva dei Comuni – spiega Fassino – è in graduale flessione e la Corte dei Conti stima che nel 2017 tornera’ addirittura al dato fatto registrare nel 1998. Tutto questo – evidenzia Fassino – sta a dimostrare che i Comuni hanno saputo garantire piu’ funzioni, ma con una spesa uguale o addirittura minore. E questo vuol dire che la loro spending review i Comuni la hanno gia’ fatta’’.
Fassino sottolinea poi la prosecuzione di quel trend – evidenziato anche dalla Corte dei Conti - che vede ormai da anni in costante contrazione la spesa per gli investimenti locali. "Spero – afferma – che questo dato spinga il Governo ad allentare ulteriormente, già nel decreto che dovrà essere emanato stasera, spazi finanziari per interventi a favore dell’occupazione e dello sviluppo per i Comuni e le Citta’ metropolitane che hanno risorse disponibili".
Oltre al presidente Fassino è intervenuto sul tema anche il coordinatore delle Città metropolitane Anci, Dario Nardella, che ha partecipato in rappresentanza dei Comuni alla presentazione dei Rapporto. "Bisogna essere consapevoli ha detto - che la ripresa economica muove dalle Città, veri e proprio motori della crescita in cui sono localizzate le attività economiche a maggior portata innovativa e tecnologica: questa tendenza, comune in tutta Europa, va assecondata con interventi opportuni”. Lo afferma il sindaco di Firenze e delegato Anci alle Città metropolitane, Dario Nardella, che oggi è intervenuto alla presentazione del Rapporto 2015 sul coordinamento della Finanza pubblica, redatto dalla Corte dei Conti.

Ricordando la drastica riduzione di risorse subita dal comparto dei Comuni anche nel 2014, Nardella riconosce che “le forti criticità dei vincoli imposti dal Patto di stabilità interno hanno finalmente trovato una significativa ma ancora non definitiva soluzione nelle scelte operate da questo Governo con la legge di stabilità. Voglio ricordare l’importante allentamento riconosciuto al comparto dei Comuni, circa il 60% rispetto agli obiettivi del 2014. Questo è un risultato importante assicurato anche grazie all’azione dell’Anci e al riconoscimento della necessità di arrivare progressivamente al superamento dell’attuale logica del Patto di stabilità interno. Il nostro auspicio  - afferma Nardella - è che Governo e Parlamento continuino su questa strada. Spero che il 2016 sia l’anno decisivo per il totale superamento dei vincoli del Patto di stabilità, grazie all’introduzione di meccanismi che premino gli sforzi virtuosi operati dalla stragrande maggioranza dei Comuni. Sono consapevole che la sfida si gioca in primo luogo in sede europea, e tutti i Sindaci sono al fianco del Governo in questa battaglia”.

Nel suo intervento, Nardella si è concentrato in modo particolare su alcune “sfide” che i Comuni si troveranno ad affrontare già dal prossimo anno. Innanzitutto quella della contabilità armonizzata: “I Comuni – ricorda Nardella - hanno compiuto in via sperimentale negli anni passati e dal 2015 uno sforzo storico per applicare le nuove regole contabili. Io credo che bisogna dare atto dell’operazione in corso, accompagnarla con strumenti e meccanismi di gradualità e flessibilità, per scongiurare il rischio di crisi finanziaria degli enti”. Con il nuovo sistema contabile  ci si muove “nella direzione di bilanci omogenei, confrontabili e aggregabili, con la caratteristica di fornire un’individuazione corretta dei debiti dei sotto-settori della Pa. Al contempo però – rimarca Nardella - il divieto di finanziamento del bilancio col debito, in sostanza imposto dalle nuove norme, limita ancora in modo drastico lo spazio per investimenti pubblici degli enti territoriali, con notevole pregiudizio per l’accumulazione del capitale sociale e la crescita economica. Esistono procedure per rendere disponibili ulteriori spazi finanziari a favore dei Comuni, ma le procedure di assegnazione di questi spazi – sottolinea l’esponente dell’Anci – devono essere rese più operative”.

Riguardo poi la “sfida” delle Città metropolitane, Nardella spiega che “devono ancora essere delineati con precisione i  rapporti tra Regioni, Città metropolitane, Aree vaste (ancora da definire) e Unioni di comuni. Così come deve essere definita una specifica finanza delle Città metropolitane, in particolare individuando fonti autonome di entrata, siano esse tributarie o extra-tributarie”. Nardella auspica inoltre che “il Governo applichi il criterio dei fabbisogni standard anche nel riparto degli obiettivi del Patto di stabilità interno: le Città metropolitane hanno maggiori funzioni, e devono di conseguenza poter avere gli spazi finanziari necessari per operare tutti gli interventi di sviluppo e crescita per i propri territori.
Sulle aziende partecipate, poi, l’esponente dell’Anci ricorda che “la legge di stabilità 2015 è intervenuta definendo una serie di incentivi alle dismissioni e alle aggregazioni, ma una certa rigidità nei confronti delle aziende in-house potrebbe rendere più difficile la riorganizzazione e gli accorpamenti’’.

Rispetto al lavoro e ai rapporti con la Corte dei Conti, infine, Nardella esprime l’auspicio che “venga rafforzato il ruolo della Sezione centrale delle Autonomie: l’attribuzione di un potere in via successiva di risoluzione dei conflitti fra gli orientamenti delle singole sezioni regionali – rimarca Nardella - spesso non risolve gravi criticità. Il tutto al fine di garantire maggiormente l’uniformità dell’ordinamento giuridico. Per questo si potrebbe impostare un meccanismo virtuoso per cui, sulle grandi e generali questioni che interessano tutti gli 8 mila Comuni e le Città metropolitane, le singole sezioni regionali si astengano dal rilasciare pareri, rimettendo la questione alla Sezione centrale delle Autonomie”. (com) - da www.anci.it

Il decreto sugli enti locali

In cottura da settimane, il decreto enti locali entra finalmente nell'ordine del giorno del consiglio dei ministri convocato per questa sera, ed è già una notizia. Ma è dall'evoluzione del testo, che negli ultimi giorni si è allungato imbarcando un ricco ventaglio di articoli aggiuntivi, che arrivano le novità più interessanti per imprese e contribuenti. Alle prime guarda la nuova puntata dello sblocca-debiti che, come anticipato sul Quotidiano degli enti locali e della Pa di martedì, potrebbe liberare fino a 4,85 miliardi per consentire agli enti territoriali di liquidare ai propri fornitori anche le fatture scadute nel 2014.

Il meccanismo
Le prime due puntate, scritte dal Governo Letta nel 2013 e dal Governo Renzi nel decreto sul «bonus Irpef» dell'aprile 2014, avevano infatti coperto le partite che si erano incagliate fino al 2013, ma nemmeno lo scorso anno i pagamenti da parte delle Pa sono stati regolari. Anche grazie al recupero di somme già stanziate e non utilizzate nelle tappe precedenti, il fondo per la liquidità della Pubblica amministrazione torna a rianimarsi con due miliardi per i pagamenti delle Regioni, altrettanti per gli enti del servizio sanitario e 850 milioni per Province e Comuni. Si tratta, come sempre, di anticipazioni di liquidità, che gli enti dovranno restituire con un piano di ammortamento fino a 30 anni, ma per partecipare a questa nuova tranche bisognerà dimostrare di essere stati puntuali nei precedenti episodi della serie: le risorse, che dovrebbero essere assegnate entro i primi giorni di luglio secondo una procedura che il testo deve ancora definire nei dettagli, saranno infatti riservate a chi può certificare di aver pagato almeno il 75% dei vecchi debiti finanziati con le precedenti anticipazioni di liquidità.

Il fondo Tasi
Per i contribuenti arriva invece la replica, in tono un po' minore, del fondo per finanziare le detrazioni Tasi sull'abitazione principale. Le ultime bozze parlano di 530 milioni di euro (l'anno scorso erano 625 milioni), che dovrebbero anche compensare i Comuni dei tagli di troppo effettuati con l'ultimo decreto sull'Imu agricola (la verifica dei gettiti effettivi dovrebbe arrivare entro fine mese). In questo modo, il Governo evita il rischio di una caduta generalizzata degli sconti attribuiti dai Comuni nel 2014.

Personale
Il provvedimento che dovrebbe essere approvato oggi torna poi sul terreno delicato della riforma delle Province, nel tentativo di sbloccare una mobilità del personale finora rimasta incagliata. Prima di tutto, il blocco delle assunzioni negli enti che hanno sforato il Patto o impiegato in media più di 90 giorni per pagare le proprie fatture nel 2014 (dal calcolo escono quelle interessate dagli sblocca-debiti) non si applica per i contratti a termine degli enti di area vasta e per la ricollocazione del personale ex provinciale nei Comuni. L'ultima bozza, poi, conferma le ipotesi circolate nelle scorse settimane di ricollocare il personale dei centri per l'impiego attraverso le Regioni, in attesa dell'avvio dell'agenzia nazionale prevista dal Jobs Act: sempre che sia facile trovare l'intesa con i Governatori, che nell'ultima bozza del decreto vedono spuntare i 2,35 miliardi di tagli alla sanità anche se l'accordo non è ancora stato raggiunto. Un capitolo importante è poi dedicato ai bilanci comunali, con la norma chiamata a permettere la rinegoziazione dei mutui anche a chi è in esercizio provvisorio e i correttivi alla riforma dei bilanci al debutto quest'anno in tutti gli enti locali. (da ilsole24ore)

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